Il complice by Joseph Kanon

Il complice by Joseph Kanon

autore:Joseph Kanon [Kanon, Joseph]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2020-08-14T22:00:00+00:00


9

«Si trasferisce in Brasile».

«In Brasile? Quando?». Fritz si girò verso di lui. Erano seduti su una panchina sotto l’albero di ombù, si erano incontrati alle prime ore del mattino, aspettavano che lei uscisse di casa.

«Non lo so. Ma lei gli ha procurato un permesso. A nome di Erich Kruger. Quindi da un momento all’altro».

«Cosa c’è in Brasile? Credevo che tutti i suoi amici fossero qui».

«Ma lui in teoria è morto. Non si sposa bene con l’idea di mondanità. Si farà nuovi amici. Credo si sia spaventato, quel giorno al cimitero. E qui troppe persone…». Lasciò la frase in sospeso.

«Un permesso», disse Fritz, pensoso. «Quindi viaggia ancora con un passaporto argentino».

«O tedesco. O chissà. Magari ne ha sempre avuto uno di riserva, in caso di fuga».

«Abbiamo comunque un nome per Goldfarb. È tutto più facile, con un nome. Erich Kruger», ripeté, per imprimerselo nella memoria. «Ora sa chi cercare».

«È meglio se fa in fretta, allora. Ora che Otto ha un permesso di soggiorno, non c’è più nulla a trattenerlo».

«Non ce l’ha ancora», lo corresse il giornalista.

«No. Quindi, come glielo consegnerà?»

«Lo lascia da qualche parte. Lui passa a raccoglierlo».

«Le è costato troppo per lasciarlo incustodito. Pensa a quanto è stata cauta finora. Paga Martínez, ma non c’è stato un passaggio di denaro. Nessuno sa cosa ci sia in una cassetta di sicurezza». Fece una pausa. «Deve consegnarlo direttamente a Otto. E sarà così che lo troveremo».

«Se la vedi in quel momento».

Aaron si girò verso di lui. «Lo beccheremo».

Fritz annuì. «Va bene. Contatterò Nathan».

«Non l’abbiamo ancora preso».

«Ma è pronto a fuggire. Per Nathan è più facile operare in Argentina».

«Perché?».

Fritz si strinse nelle spalle. «Più agenti sul campo. Inoltre, chi può sapere come reagiranno i brasiliani? Abbiamo bisogno che Nathan lo porti via da qui. Allora perché aspettare fino all’ultimo? Lo so. Vuoi farlo tu stesso. Per Max. Ma va già bene così, è sufficiente trovarlo. Saresti già un eroe».

«Non mi importa di…».

«No? A me sì. La mia prima pagina. Ma se invece la fa franca? A quel punto, nessuno più è un eroe. Dovremmo chiamare Nathan. Adesso».

Aaron ci pensò un minuto, poi annuì. «Credevo non sarebbe venuto finché non l’avessimo trovato. Per andare sul sicuro».

Fritz sorrise e gli mise una mano sulla spalla. «Gli dirò che l’abbiamo trovato. Deve solo portare la cavalleria», disse, fan dei film western. Guardò di nuovo verso il palazzo. «Di solito a che ora…».

«Sempre sul tardi, ma non voglio correre rischi. Non ora. Deve darglielo di persona. E non è facile andarsene in giro con un documento del genere nella borsetta. Si devono incontrare».

Ma se non fosse andata così? Quando Fritz andò via, Aaron rimase a fissare l’edificio bianco. A quell’ora doveva essere al telefono, controllato da Jamie, una mattina come tante. Alcune donne erano entrate nel palazzo, cameriere. Cosa avrebbe fatto lei, oggi? Quello che faceva sempre, una giornata come le altre, se non guardavi con attenzione, se non vedevi cos’altro faceva. Ieri era andata a una festa, e adesso Otto aveva una via di fuga. Ripensò a tutto quello che aveva visto negli ultimi giorni, ogni commissione una possibile copertura.



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